I am Celine Dion / I am: Celine Dion, on Prime Video June 25 directed by Irene Taylor, chronicles for the first time the battle waged by the Canadian superstar singer against the life-changing disease that forced her to retire from the stage.
La “sindrome della persona rigida”, con la quale Dion convive da quasi 25 anni, è un rarissimo disturbo del sistema nervoso centrale che provoca rigidità muscolare progressiva e spasmi. In una intervista recente la cantante spiegava che per effetto della malattia si sentiva come «se qualcuno stesse cercando di strangolarti facendo pressione sulla laringe, per cui la tua voce non può salire di tono né scendere». E ha raccontato di aver progressivamente sviluppato una dipendenza dal Valium per rilassare la muscolatura, rischiando anche di morire, prima di scoprire da che cosa dipendesse il suo disturbo.
Dion aveva nascosto la malattia fino al 2022, svelando infine la verità sul proprio stato di salute in una intervista a NBC News. «Mentire ai fan – confessava – è diventato un peso troppo grande da sopportare».
Nel documentario, in cui si mescolano riprese dai concerti passati, momenti di vita attuale e riflessioni personali, Dion si racconta con semplicità e molta onestà. «Mi è stato diagnosticato un disturbo neurologico molto raro, prima non ero pronta a parlarle, ma ora lo sono» dice. E ancora: «La mia voce è ciò che conduce la mia vita. Mi impegno ogni giorno per migliorare, e a volte è dura, è una battaglia. Ma la gente, il mio pubblico, mi manca moltissimo. Se non potrò correre camminerò, e se non potrò camminare striscerò, tuttavia non mi fermerò finché non sarò capace di tornare sul palco».
Diane von Furstenberg: Woman in Charge, invece, debutta su Hulu (e in Italia su Disney+) sempre il 25 giugno, per la regia di Sharmeen Obaid-Chinoy e Trish Dalton, dopo essere stato presentato in anteprima al Tribeca Festival.
Ci offre un ritratto della stilista e imprenditrice belga (oggi cittadina statunitense) che nel 2025 festeggerà i suoi 80 anni.
Pioniera dello stile, nata Diane Simone Michelle Halfin, ma conosciuta in tutto il mondo per le iniziali DVF, Diane era figlia di una sopravvissuta all’Olocausto. La madre Liliane Nahmias, era stata prigioniera del campo di concentramento di Auschwitz fino a un anno e mezzo prima della sua nascita.
Nel 1968 Diane sposò il principe Egon von Fürstenberg (figlio di Clara Agnelli, sorella di Gianni) dal quale ebbe i figli Alexandre e Tatiana, e ne conservò il cognome, nonostante il divorzio intervenuto solo pochi anni dopo.
Diane von Furstenberg
Fondatrice di un proprio marchio di moda, nel 1974 Diane trasformò il proprio destino e quello di innumerevoli donne creando l’iconico “wrap dress” o “abito a portafoglio”, un capo unico che conferiva stile e sicurezza a chi lo indossava, indipendentemente dalle proprie forme, dal background o dallo status. In seguito, ha affrontato con determinazione diverse altre sfide: è stata una donna single in grado di gestire una carriera, crescere i figli e affrontare coraggiosamente il cancro.
Nel documentario la stilista riflette sul proprio percorso pionieristico in un ambiente dominato dagli uomini, che l’ha portata a costruire un multimilionario impero della moda e a sfidare lo status quo, con la domanda: «Perché una donna non può fare ciò che fa un uomo?». La sua testimonianza e le immagini d’archivio sono arricchite da interviste a Oprah Winfrey, Marc Jacobs, Hillary Rodham Clinton ed altre personalità.
A Diane von Furstenberg: Woman in Charge, è abbinata anche una mostra retrospettiva, curata da Nicolas Lor, che celebra i 50 anni di carriera della stilista, nella quale si intrecciano filmati inediti tratti dal documentario, pezzi d’archivio e gli appunti personali di Diane.
La mostra, a ingresso gratuito, è aperta a New York fino all’11 agosto 2024, presso il DVF Flagship al 440 W 14th Street.
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